di padre Egidio Zoia
Tutti speriamo di essere ormai nel periodo post-pandemico, quindi all’inizio di un tempo nuovo. Mi sembra che si possa prendere come punto di partenza per costruire questo tempo nuovo l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Il Papa, concludendo la sua enciclica, la chiama «riflessione insieme gioiosa e drammatica». A questo proposito Carlo Petrini, fondatore di Slow food (ente che ha come slogan ‘buono, pulito e giusto’), scrive: «Mi sento di dire (in questa Enciclica) che è la gioia a prevalere anche se i presupposti sono profondamente dolorosi. È la gioia di poter credere in un cambiamento rivoluzionario, e in una nuova umanità». Questo grande sociologo e scrittore, pur dichiarandosi non-credente, afferma che le parole del Papa sono non solo di grande attualità e profondità di pensiero, ma anche quasi un programma per quel tempo nuovo che ci attende. La dimensione ecologica però deve essere presa e considerata sempre nel suo aspetto globale, o meglio integrale; cioè deve comprendere la persona umana nella sua interezza con tutto ciò che lo circonda e lo riguarda: rapporto con la terra, madre comune, il sistema socio-economico in cui vive, l’aspetto culturale ed etico, il tutto a livello nazionale e internazionale. In questa visione già Papa Benedetto XVI suggeriva di «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente». Faceva notare anche che il mondo non può essere analizzato sotto un solo aspetto, perché il libro della natura è unico e indivisibile.
Le distanze, e quindi i rapporti tra i vari popoli e le diverse realtà umane, si potrebbe dire che ormai non esistano più; tutto questo però anziché favorire le relazioni tra la persone e i popoli, le rinchiudono sempre di più in se stesse, favorendo così egoismo e interessi privati, anche a livello nazionale. Papa Francesco nella sua Enciclica riprende inviti, esortazioni e suggerimenti dei suoi predecessori sul tema di una economia integrale, suggerendo delle iniziative concrete per attuarla.
Paolo VI nella Octogesima adveniens parlava di crisi drammatica dovuta all’uso sconsiderato e irresponsabile che l’uomo fa del creato e richiamava ognuno, soprattutto i potenti, a provvedere.
Anche Giovanni Paolo II faceva notare come l’uomo non può rivolgersi alla natura per ottenere risultati solo immediati senza uno sguardo rivolto al futuro, invitando tutti ad una conversione ecologica integrale
Inviti, insegnamenti, linee guida non mancano: ad ognuno la sua parte, perché in questo tempo nuovo si costruisca un mondo nuovo.