Stava andando a Niem a trovare dei parenti e aveva chiesto un passaggio sulla jeep a padre Arialdo che proprio quel giorno aveva visitato Bogbatoyo, il villaggio dove abitava. A metà del percorso, però, l’auto del missionario è incappata in una mina e l’uomo, che con quel passaggio sperava di accorciare gli 80 km che separano Niem da Bogbatoyo, ha perso la vita. È questa la tragica storia di Michel Yanko, la prima vittima dell’incidente in cui domenica 16 aprile è rimasta coinvolta la vettura del missionario betharramita Arialdo Urbani, nel quale sono morte 4 persone, tutte centrafricane. Michel aveva 47 anni, era padre di sette figli, dai 20 anni in giù, e da poco aveva festeggiato il matrimonio della figlia. Faceva l’agricoltore a Bogbatoyo, un villaggio che negli anni i padri betharramiti hanno imparato a conoscere come particolarmente laborioso: era una persona semplice alla quale vogliamo però dedicare un ricordo personale, affinché la sua storia non finisca per essere solo un numero, quello dell’ennesima vittima, povera e innocente, di un Paese di cui nessuno si cura.