Newsletter

«Il primo capitolo asiatico: un invito ad allargare gli orizzonti»

di padre Jean-Luc Morin, superiore regionale

Venerdì 9 giugno si aprirà a Chiang Mai (Thailandia) il XXVIII Capitolo Generale betharramita, il primo sul continente asiatico per il nostro Istituto: un simbolo e un forte invito ad allargare gli orizzonti nel senso indicato da monsignor Pierre Molères il 14 maggio scorso a Bétharram: «Custodite lo spirito missionario, guardandovi da ogni spirito di clan, di campanile, di gelosia o di comoda sistemazione – ha ammonito il vescovo emerito di Bayonne nella sua omelia -. C’è tanto da fare nelle campagne e nelle periferie, negli ambienti tecnici e scientifici! Evitate anche una doppia deriva sempre possibile: diventare animatori socioculturali dimenticando Cristo, o al contrario persone trincerate in una fede disincarnata… I vostri voti religiosi vissuti in comunità non permettono del resto alcun compromesso su questi punti; essi vi rimettono ogni giorno nel retto cammino grazie alla preghiera, all’esame di coscienza e alla correzione fraterna. [Infine] non dimenticate di trovare nell’antica tradizione di Bétharram almeno due gesti capaci di fecondare e persino rinnovare la vostra ispirazione missionaria: la tradizione mariana così popolare della Beata Vergine Maria che allatta il Figlio, o che tende il ramo dell’ultima salvezza a una ragazza che annega nel fiume; la seconda tradizione popolare è la croce pesante del vostro Calvario, caduta a terra e tornata dritta. Queste due scene dovrebbero imprimersi nel cuore di ciascuno di voi, sacerdoti, consacrati o laici, per ispirare il vostro apostolato missionario, sollevare le persone ferite dalla vita, specialmente i bambini e i giovani». Così concludeva monsignor Molères, quasi un’introduzione ai temi del Capitolo generale.

A poche ore dall’evento, possiamo chiederci cosa ne uscirà. Ma quale che sia l’esito, qualunque siano le persone incaricate di attuare i suoi orientamenti, ognuno, padre capitolare o no, può contribuire alla crescita della nostra Famiglia. Certamente con la preghiera, ma anche con le disposizioni interiori che segnano l’anima religiosa, umile, obbediente, generosa, secondo la volontà di padre Garicoïts. Che egli ci offra come esempio le figlie di Giovanna Elisabetta o quelle di Edouard Cestac, oppure che si riferisca alla spiritualità gesuita è al meglio di Bétharram che il fondatore ci chiama, oggi come ieri: «Chi ha permesso lo sviluppo e una sorprendente fertilità alla comunità di Igon? L’obbedienza, ma un’obbedienza visibile solo da Dio, senza preoccuparsi delle qualità dei superiori. Quando si obbedisce a un sant’Ignazio, a un san Francesco Borgia, così eminenti in saggezza, ecc., la sottomissione può essere imperfetta per via della presenza del tarlo di un movente umano. Datemi superiori scadenti ai quali obbedire come a Dio stesso, e allora l’opera crescerà. Con questo principio, nella superiora vedere Dio e obbedire a Dio, le Figlie della Croce sono meravigliosamente prosperate; eccole stimate, ricercate nella Chiesa, fino a Roma stessa. Esse sono state trasformate dall’obbedienza, senza tanti discorsi, senza grandi spiegazioni. (…) Ecco qui tutto il segreto del loro successo. Alcune ragazze semplici hanno operato meraviglie con questo solo principio: obbedire per Dio». (DS§213)

È detto tutto. Ma tutto va vissuto. Tutto è affidato alla preghiera e all’incoraggiamento fraterno.

CONDIVIDI:

Facebook
Email

La proposta

Articoli recenti

Eventi