Una sala operatoria in un villaggio di uno dei Paesi più poveri al mondo. È l’impresa sognata e riuscita ai missionari betharramiti italiani che a Niem, in Repubblica Centrafricana, hanno in questi giorni inaugurato il blocco operatorio accanto al già esistente dispensario diretto da padre Tiziano Pozzi. L’idea di costruire una sala operatoria era venuta cinque anni fa ai missionari e il progetto “Londo mo tambula” (che in sango significa “Alzati e cammina”) aveva preso forma grazie alla collaborazione dall’Italia con AMICI Betharram Onlus e al sostegno di tantissimi volontari coordinati in loco dal tuttofare Gianni Fossati. Tra le persone che più hanno sostenuto il progetto ci sono i lissonesi, concittadini di padre Tiziano che si sono spesi in decine di raccolte fondi a livello personale, parrocchiale e cittadino per costruire la sala operatoria che sarà intitolata a Isa Pozzi, sorella del missionario padre Tiziano prematuramente scomparsa. «In un primo tempo – scriveva agli amici padre Tiziano il 30 agosto 2015 – pensavo di chiedervi un aiuto per acquistare qualche apparecchiatura ma credo che non sia sufficiente e andrei fuori strada e nemmeno mia sorella, dal Paradiso, ne sarebbe contenta. Sì, perché tutte le apparecchiature, tutti i macchinari prima o poi si guastano oppure diventano inadatti e sono da cambiare. Non durano per sempre. Per voi ci vuole qualcosa di più, qualcosa di speciale che duri per sempre come la nostra amicizia e l’amicizia che avevate per Isa. Mi piacerebbe che partecipaste alla costruzione delle fondamenta di questa struttura: pietre, cemento, ferro. Materiali che restano per sempre. Sarebbe come se voi foste qui a realizzare questo progetto con le vostre mani, col vostro sorriso ed appunto con la vostra anzi, con la nostra amicizia che è per sempre. Sì, la Isa darebbe subito la sua approvazione. Sarebbe davvero una casa costruita sulla roccia che neppure i grandi temporali tropicali di questo periodo riuscirebbero a scalfire». Lo scorso 20 giugno finalmente la sala operatoria è stata inaugurata con la nascita di una bambina, Jeanette. «Cinque anni di lavori possono sembrare un tempo infinito – spiega padre Tiziano in una lettera di ringraziamento che trovate in integrale qui – così come le difficoltà incontrate sono state infinite! Basti pensare che la nostra regione dal 2013 vive in uno stato di insicurezza e precarietà e dal settembre 2017 è sotto il controllo di un gruppo di ribelli. Lo Stato centrafricano si è completamente ritirato; capite bene che in queste condizioni anche far giungere il materiale e le attrezzature non è stato facile… Vi confesso che ho avuto qualche momento di sconforto però in fondo al mio cuore c’è sempre stata un’incrollabile certezza: quando si fa qualcosa senza cercare il proprio tornaconto per chi ha bisogno, per chi soffre, per chi non sa dove andare a curarsi quando sta male la Provvidenza Divina non ci abbandona mai».