Newsletter

Al via il Capitolo regionale a Bétharram

A Bétharram, casa madre della congregazione, tutto è pronto per il capitolo della Regione San Michele Garicoits. La riunione – che si ripete ogni sei anni, radunando i rappresentanti dei Vicariati di Francia-Spagna, Costa d’Avorio, Terra, Santa, Repubblica Centrafricana e Italia – è cominciata mercoledì 19 ed è l’occasione per ragionare su una specifica porzione della congregazione con l’obiettivo di condividere poi difficoltà e intenti con il resto della famiglia religiosa nel Capitolo generale, che per questa edizione si terrà in Thailandia nel giugno 2023 e decreterà l’elezione del superiore generale e del suo consiglio. I lavori a Bétharram vedono coinvolti 24 religiosi, tra cui i padri italiani Piero Trameri, Mario Longoni, Ercole Ceriani, Simone Panzeri, Philippe Hourcade e Gianluca Limonta (ma anche padre Tiziano Pozzi, Vicario del Centrafrica). L’assemblea comincia con uno spazio dedicato alla riflessione e alla preghiera; poi iniziano le relazioni: quella del Superiore e dell’economo regionali, seguite dalle presentazioni dei vari Vicariati. Tutti gli interventi programmati lasciano ampio spazio alle domande e al dibattito, indispensabili per far scaturire piste di pensiero da approfondire in assemblea o a piccoli gruppi.  «A partire da mercoledì – scriveva prima dell’inizio del Capitolo il superiore regionale Jean-Luc Morin – dovremo anzitutto tornare alle fonti: Bétharram, dove tutto ha avuto inizio. Ripartire da Cristo, dal Verbo incarnato contemplato da S. Michele in quel luogo; sapere da dove veniamo; sapere da chi e perché siamo stati riuniti in questa Famiglia». «Sarà indispensabile l’apertura agli altri e al mondo. Aprire la finestra per scacciare gli odori di chiuso, respirare l’aria del tempo… La finestra si affaccia sull’acqua che corre con il suo flusso instancabile. Cambiamento perpetuo: tutto passa, scorre, il che obbliga ad evolversi, ad adattarsi (senza allinearsi), a incarnarci con un eccomi odierno e non con un ritorno ai modi del passato, a buttarci in acqua senza annegarci (magari aggrappandoci alla Madonna e al suo ramo salvatore). In questo momento il mondo sta ringhiando e turbinando, come il Gave (il fiume che scorre a Bétharram, ndr) nei giorni cattivi: abusi sessuali, crisi sanitaria, ecologica, economica, morale, sociale, senza dimenticare il fragore della guerra. Intrappolati in queste turbolenze, saremmo tentati di seguire la corrente, di andare alla deriva a pelo d’acqua, oppure, al contrario, tentati di guardare dall’alto, chiusi nelle nostre mura. Mi sembra che sia proprio il momento di uscire e costruire ponti. Non abbiamo paura e guardiamo avanti: il vecchio ponte di Bétharram è ancora in piedi! A noi dunque ora il compito, in quanto uomini di preghiera, di essere ponti tra la terra e il cielo; di lanciare ponti tra di noi, per unire invece che per dividere. Stendere ponti con la Chiesa locale, con i laici in generale, con ogni persona di buona volontà, in forme di collaborazione rinnovate… Spetta a noi discernere, decidere e… perché no? Anche sognare».

 

CONDIVIDI:

Facebook
Email

La proposta

Articoli recenti

Eventi