Sono passate tre settimane dal giorno delle elezioni presidenziali in Repubblica Centrafricana e solo ieri la Corte Costituzionale ha formalmente confermato il risultato delle consultazioni che assegnano un secondo mandato al presidente uscente Faustin Archange Touadéra.
La Corte ha ammesso irregolarità in alcuni seggi ma non le ha ritenute sufficienti per invalidare le consultazioni. Alla fine, dunque, ieri è stata convalidata la vittoria di Touadéra con il 53,16% dei voti espressi e sono state sostanzialmente respinte le accuse di brogli mosse al presidente nelle scorse settimane che hanno causato episodi di violenza in diverse zone del Paese, tra cui la città di Bouar dove i padri betharramiti hanno una missione.
Nella sua deliberazione, la Corte costituzionale ha però inserito una modifica sostanziale per leggere il risultato di queste elezioni. Il tasso di partecipazione alle votazioni inizialmente calcolato si attestava al 76 per cento; questo numero è stato ora rivisto al 35 per cento. La differenza è dovuta al fatto che l’autorità elettorale si era basata sul numero di elettori nelle aree che hanno votato (che lo hanno fatto in maniera massiccia), mentre invece la Corte ha fatto i calcoli a partire dagli elettori registrati in tutto il Paese compresi quelli di zone dove, per la situazione di tensione e le minacce dei gruppi di ribelli che s’opponevano al voto, era impossibile recarsi al seggio.
Questi dati ci danno la misura della sfida del nuovo presidente: Touadéra, eletto con meno di 350mila voti, si appresta a guidare uno Stato molto eterogeneo, diviso e con ancora gruppi di ribelli armati a piede libero sul territorio.
I vescovi del Centrafrica sono preoccupati. Domenica scorsa, a conclusione della loro assemblea plenaria, hanno firmato un messaggio: «Chiediamo un dialogo sincero e franco, fraterno e costruttivo per trovare una pace giusta e duratura, respingendo l’odio, la violenza e lo spirito di vendetta. Smettiamo di dare la ricchezza del nostro Paese a una minoranza secondo la loro appartenenza politica o le loro affinità tribali! Smettiamola di distruggerci! È noto che il nostro Paese abbonda di ricchezza, minerali e materie prime che sono oggetto di ogni forma di avidità. È più che mai il momento di utilizzare il genio del Centrafrica attraverso un lavoro onesto, organizzato e coraggioso affinché di queste ricchezze traggano vantaggio figlie e figli del nostro Paese e lo sviluppo socio-economico dell’intera nazione».