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Il presepe di san Francesco rivive a Pistoia

Il presepio compie 800 anni. Già: la tradizione di comporre ogni 25 dicembre la scena della Natività nelle case e nelle chiese risale infatti al 1223, quando san Francesco immaginò di «rivedere con gli occhi del corpo» il mistero dell’Incarnazione e a Greccio, paesino nei dintorni di Rieti, fece allestire quello che sarebbe passato alla storia come il primo presepio.
In realtà la faccenda sarebbe un po’ più complessa (scene della nascita di Gesù erano presenti nell’iconografia cristiana già da vari secoli, pur se con simboliche e stili differenti, e d’altra parte anche il presepe del Poverello non era esattamente quello che intendiamo oggi), tuttavia la tradizione è ormai fissata e Greccio resta nell’immaginario comune come la località d’origine di quella sacra rappresentazione.
Ebbene, una delle più antiche e pregevoli raffigurazioni del presepio voluto dal grande santo di Assisi si può ammirare nel bel complesso religioso affidato ai betharramiti nel centro di Pistoia. La chiesa è ovviamente intitolata a San Francesco e comprende anche gli spazi del convento originario, nel cui chiostro si apre la sala capitolare, riccamente affrescata; i dipinti risalgono alla fine del Trecento e l’attribuzione è contesa tra vari artisti, fra cui il pittore locale Antonio Vite. Nelle scene francescane raffigurate in una delle volte del soffitto c’è appunto il presepio di Greccio, ambientato in una sorta di alta capanna in legno posta nel fitto di un bosco.
L’affresco viene ampiamente citato dalla grande storica del medioevo Chiara Frugoni nel suo recente libro «Il presepe di san Francesco. Storia del Natale di Greccio» (Il Mulino), che ne compie un attento esame nel quale fa risaltare due caratteristiche. Da un lato le tracce dell’opera di “normalizzazione” in senso clericale del gesto del Poverello, che stando alla lettera delle fonti scritte poteva essere interpretata come un gesto di troppo audace iniziativa (Francesco, che non era sacerdote, aveva infatti letto e commentato il Vangelo durante la messa di mezzanotte), e dall’altro appunto l’insolita ambientazione all’aperto, che corrisponde alle prime biografie del santo ma che in seguito fu volutamente passata sotto silenzio dai suoi seguaci.

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