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L’approvazione di Bétharram

«Roma locuta, causa finita»: è noto il celebre detto, spesso applicato al Vaticano, secondo il quale le decisioni del Papa chiudono ogni questione. E, nel caso dei betharramiti, Roma parlò il 5 settembre 1877 – esattamente 145 anni fa -, quando l’anziano Pio IX appose la sua firma al decreto di approvazione della congregazione del Sacro Cuore di Gesù. Terminava così una lunga diatriba che vide il fondatore san Michele Garicoits (fino alla sua morte nel 1863) e gli immediati successori padri Jean Chirou e Auguste Etchécopar confrontarsi per un quarantennio con il vescovo di Bayonne monsignor François Lacroix, il quale avrebbe desiderato mantenere i betharramiti solo come istituto diocesano.
Il documento papale – giunto dopo diverse stesure delle costituzioni e innumerevoli sforzi per vincere la resistenza episcopale – metteva dunque fine alla questione anche per monsignor Lacroix, il quale controfirmò il decreto il 14 settembre (data della festa dell’esaltazione della Croce, da sempre celebrata solennemente a Bétharram). Da quel momento la Società dei Preti del Sacro Cuore diventava una vera congregazione religiosa di diritto pontificio, con obbligo di voti e un superiore autonomo dal vescovo. Padre Etchécopar, all’epoca superiore generale, scrisse in quei giorni a un confratello: «Che felicità, dopo tante fatiche! Essere condotti per mano dalla Santa Sede lungo una strada più certamente e solidamente perfetta». Per i betharramiti cominciava una storia nuova.

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