C’è anche un medico amico dei padri betharramiti sul settimanale L’Espresso di questa settimana che, in un articolo firmato da Fabrizio Gatti, racconta l’esperienza di tanti dottori brianzoli che hanno rimandato la pensione per non abbandonare i pazienti in una situazione sanitaria difficilissima. Avrebbe potuto andare in pensione a luglio il dottore Filippo Viganò, 68 anni, medico di medicina di base ad Albiate dal 1981 e amico di lungo corso della comunità locale dei padri betharramiti che l’anno scorso, proprio per volontà del dottor Viganò, è stata scelta come uno dei poli sanitari di un progetto che mira a garantire sul territorio assistenza gratuita a chi ha difficoltà ad accedere alle prestazioni del servizio sanitario nazionale. «Non me la sono sentita – spiega il dottor Viganò all’Espresso – di lasciare i miei pazienti nel mezzo di questa epidemia. Resto qui. Almeno fino al vaccino anti Covid. Faremo il primo ciclo vaccinale quando arriverà, poi, se potrò, penserò alla pensione. Finché le forze ce la fanno, continuo. Anche se è vero, alla mie età tutti i giorni rischiamo». Il dottore racconta una gestione difficilissima: con le richieste ordinarie a cui si aggiungono le telefonate ai positivi, le visite in studio su appuntamento e quelle a domicilio che vanno effettuate con copriscarpe, guanti, visiera e due mascherine. «La gestione dell’epidemia trascina con sé una burocrazia che ci massacra. Agli anziani soli che non possono uscire perché in quarantena molti di noi portiamo i farmaci a casa. Oppure andiamo a fare le iniezioni di eparina ai pazienti a letto che non riescono altrimenti. Affrontiamo da soli problemi, difficoltà, ritardi per colpa di una malattia che non ha mai smesso di essere una brutta bestia».
