di Roberto Beretta
Un volto interessante. Un bel giovane, intenso, pensoso. È il ritratto del giovane Michele Garicoïts, fortunosamente ritrovato tra le pagine di una rivista d’epoca. Finora si conosceva soltanto un’immagine di san Michele, scattata nel 1861, due anni prima della sua morte e che lo ritrae ai piedi di una scala di Bétharram, con le mani posate sull’addome e il volto dolce ma sofferente. La nuova immagine – che con ogni probabilità risale agli anni intorno al 1830-35, quando Garicoïts era da poco stato ordinato sacerdote (1823), era vicario parrocchiale a Cambo (1824-25) ovvero professore nel seminario di Bétharram (1825-1832) – ci restituisce invece il profilo di un giovane magro, dai capelli neri corti e scarmigliati, lo sguardo profondo, il collarino bianco sacerdotale che gli cinge il collo.
Il ritratto è stato pubblicato nella rivista basca “Gure Herria”, che significa «casa nostra», nel numero 6 del giugno 1923, dove (in coincidenza con la beatificazione di padre Garicoïts) appare la prima parte dell’articolo «Un santo basco. Il beato Michel Garicoïts», firmato dal betharramita Benjamin Bordachar. Alla pagina 344 ecco l’immagine, con una inequivocabile didascalia: «Venerabile Michele Garicoïts. Ritratto appartenente a monsignor vescovo di Bayonne, riprodotto con autorizzazione».
Nella pagina precedente vengono anche descritte alcune circostanze del ritrovamento: «Buttate gli occhi ora sul magnifico ritratto che il canonico Daranatz ha avuto il merito di scoprire a Bayonne, proprio alla vigilia della beatificazione. È davvero una bellissima figura, originale e potente. Promana energia. Osservate il portamento chino, controllato, appassionatamente sostenuto, le labbra sottili, la bocca serrata come le persone abituate al silenzio. E, sotto la bella fronte tanto luminosa, non sentite una specie di concentrato fervore, un ardore auto-dominato che si risolve nello sguardo, uno dei più mirabilmente espressivi che si possano contemplare? Nel viso si nota il segno del suo paese; così il suo carattere rifletteva, persino nei difetti, l’anima esuberante e volitiva».
Ma si tratta di una fotografia o piuttosto di un dipinto? La definizione «portrait», in francese, lascia aperte le due possibilità. Difficile dirimere la questione senza aver ritrovato l’originale, che qualcuno ora potrebbe cercare cominciando dal vescovado di Bayonne. Improbabile che si tratti di una foto, dal momento che negli anni Trenta dell’Ottocento si trattava di una tecnica ancora molto sperimentale e – immaginiamo – anche poco diffusa. Se invece è un dipinto, sarebbe interessante sapere quando e come è stato preso: dal vero o “a memoria”? In quale circostanza e per quale motivo?
Intanto è interessante notare la straordinaria somiglianza di questo ritratto con quello realizzato qualche anno fa da padre Ercole Ceriani, betharramita architetto ed artista, che ha voluto immaginare un san Michele giovane. Ed è anche bello e significativo che l’immagine esca dal suo nascondiglio proprio mentre è in corso il Capitolo generale della congregazione in Thailandia: quasi che il Fondatore voglia mostrarsi giovane ai tanti giovani seguaci che soprattutto in Asia e Africa lo stanno seguendo.