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Un artigiano di pace memorabile

L’ultima enciclica di papa Francesco – intitolata Fratelli Tutti – rivolge ai lettori l’invito di essere sempre «artigiani di pace». Sulla Nef del mese di febbraio, che potete leggere qui, alcuni betharramiti hanno raccontato la storia di persone che nella loro vita hanno recepito e fatto proprio il messaggio. Padre Piero Trameri, per esempio, dedica alcune pagine al ricordo di padre Alessandro Del Grande, figura chiave sia nella fondazione della Provincia italiana della congregazione sia nella formazione ed educazione di centinaia di ragazzi che lo hanno avuto come maestro dei novizi, direttore spirituale o insegnante tra Albiate, Monte Porzio e Albavilla. «Artigiani si diventa, “rubando il mestiere” in bottega. Il problema è che le “botteghe della pace” sembrano sempre più rare… Io ho avuto la fortuna di conoscere un confratello che l’arte della pace l’aveva nel sangue. A 11 anni ero, come tanti altri garzoni, a bottega da lui, in una “fabbrichetta di vocazioni” con valenti professionisti, titolari di vari ruoli, e il nostro artigiano che aveva il compito di forgiare uomini capaci di relazionarsi tra loro e di costruire luoghi di comunione. Padre Alessandro Del Grande maneggiava con maestria le “attrezzature” più diverse: la vicinanza e l’ascolto ad ogni ora del giorno, la mano sulla spalla, il rimprovero quasi sempre addolcito, il buffetto sulla guancia, la pastiglia giusta per ogni piccolo dolore e la medicazione di ogni ferita, il fervorino serale con gli aneddoti sulla vita di San Michele, le meticolose prove di bel canto, il sussurro della buona notte all’orecchio e la musica sinfonica per addormentasi con la pace nel cuore. […]
Di fronte alla deplorevole abitudine di lasciarsi andare a volte in comunità al chiacchiericcio, alla critica e alla puntigliosa sottolineatura degli aspetti negativi di persone e situazioni, aveva elaborato una semplice e geniale strategia, solo sua: si oscurava un poco in viso e, senza rimproverare nessuno, cercava di cambiare bellamente discorso con una pennellata di candore che non si poteva non cogliere con un sorriso. Era la maestria dell’artigiano, apparentemente semplice e quasi ingenua, maturata invece nel tempo e offerta in dono ai giovani in attesa di realizzare il sogno di un’evangelica fraternità. […] Aleggiava sempre nella sua “bottega” aria pura di spiritualità, purificata dai fumi delle diatribe intellettuali di ogni genere e da respirare a pieni polmoni per avere l’energia necessaria a lavorare alla pace e alla fraternità in comunità con tocchi sicuri e delicati di vicinanza, di attenzione, di tenerezza, di semplice umanità»

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