Sono tornati qualche giorno fa, i giovani della parrocchia betarramita di Montemurlo che – come avevamo raccontato qui (e qui) – hanno battuto (a piedi!) il tratto finale del pellegrinaggio di Santiago di Compostela. Alessandra e Veronica, che hanno preso parte alla 100km di preghiera, ci hanno raccontato com’è stato il loro «cammino».
Il cammino verso Santiago è stato una grande prova e le prove non sono mai semplici. Ho affrontato questo cammino con la speranza di provare a superare le mie paure. E’ successo? Non lo so ancora, ma so che questi giorni mi hanno messo di fronte a gran parte delle mie paure. Forse però il cammino serve proprio a questo… a farti raggiungere i tuoi limiti per poi gettarti in faccia l’unica verità, l’unica soluzione possibile per affrontare ogni cosa: continuare a camminare. Ad ogni passo mi ripetevo “non ce la faccio, ma ce la posso fare”. Ecco quello che ho imparato: che non è vero che non sono capace di nulla; che posso convivere con il dolore fino a farlo diventare talmente piccolo da dimenticarlo; che riesco ancora a meravigliarmi delle piccole cose e dello straordinario intorno a me. Ma soprattutto che non è vero che sono sola, ma anzi ho accanto delle persone che mi amano esattamente così come sono, con i miei difetti, le paure e i momenti storti. Persone che hanno saputo sostenermi ogni momento, proprio come il bastone sorregge e aiuta il pellegrino a camminare. E adesso che sono qui e ripenso ad ogni passo lasciato sulla strada, ho capito anche che in realtà Santiago non era la meta, ma solo un’altra tappa… perché il cammino, il mio Vero Cammino, è appena cominciato. E a tutti i miei compagni di viaggio voglio dire ancora: Buen Camino! (Veronica)
Era un giorno come tanti altri quando ho deciso di vivere l’esperienza del Cammino di Santiago. L’ho deciso così, senza nemmeno pensarci tanto. Forse perché mi annoiavo e allora, per passare il tempo, ho cercato qualche notizia riguardo il Cammino. Così, il 3 agosto sono partita. Cosa mi aspettavo da questo pellegrinaggio? Nulla! Avevo la testa immersa in un tale caos che mi sembrava impossibile che un “semplice” Cammino potesse riuscire a riordinare le cose. Sapete che vi dico? Le ha smosse ancora di più, ma solo affinché io riuscissi ad affrontarle. E’ questo che ti aiuta a fare l’esperienza del Cammino: ti mette di fronte alle tue fragilità, ti fa capire che non sei invincibile, che è inutile scappare dalle tue paure, che bisogna invece affrontarle. Dopo tre giorni di cammino già ero a pezzi, le gambe mi tremavano dalla stanchezza e le ginocchia erano doloranti. In quel momento ho pensato: “Ma chi me l’ha fatto fare?” E’ stato curioso capire, qualche giorno dopo, che non poteva essere stato altro che Lui a volermi sulla via di Santiago. La risposta è arrivata mentre ero in una chiesetta ad Arca, una delle ultime tappe del Cammino. Lì ho visto un Crocifisso che rappresentava Gesù con le ginocchia sanguinanti e sbucciate… in quel momento ho capito che quelle ginocchia erano le ginocchia di tutti noi, anche le mie. Quando si guarda Cristo sulla Croce si va subito ad osservare i piedi e le mani, ma anche le Sue ginocchia ci parlano. Sono ginocchia che sanno cosa vuol dire “cadere nella polvere”, che sanno cosa sono il dolore e la fatica. Ci vogliono dire che il Cammino della nostra vita è un cammino difficile, che la Croce è pesante, ma non per questo dobbiamo rinunciare a camminare. Allora, per quanto fossi stanca, ho continuato il Cammino, ho riflettuto sul caos che avevo in testa e, arrivata a Santiago, la gioia è stata grande. Non avevo ancora risolto nessuno dei miei problemi, ma avevo imparato a non scappare, a camminare di nuovo, ad avere più fiducia e a sorridere con più semplicità. Non c’è niente di più bello che andare oltre le proprie paure, sentirsi stanchi e senza fiato e riuscire comunque ad arrivare alla Meta. Non c’è niente di più sorprendente che capire quanto Dio ci incoraggi a camminare, quanto Lui voglia che non ci fermiamo, perché da qualche parte ci sarà sempre una Cattedrale che ci attende. E’ la Cattedrale del Suo amore, costruita per ognuno di noi e pronta ad accoglierci tutti. A distanza di una settimana posso dire che adesso, invece di annoiarmi, cerco di capirmi un po’ di più, che forse quel giorno in cui ho deciso di partire non è stato un giorno come tanti altri, anzi … è stato il giorno in cui il Signore mi ha richiamato alla vita. A tutte le persone coraggiose che ogni giorno non si stancano di camminare e a quelle che hanno bisogno di un incoraggiamento, col cuore dico: iBuen Camino! (Alessandra)