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Volontariato è Giovanni: «Per capire l’Africa bisogna andarci»

Per la rubrica “Volontariato è” lasciamo spazio alla testimonianza di Giovanni Guarnieri di Montemurlo, che qualche anno fa è partito alla scoperta delle missioni betharramite in Centrafrica. Oggi oltre a essere amico delle missioni è uno dei referenti del progetto delle “adozioni scolastiche a distanza”.

Per capire cos’è l’Africa bisogna andarci. Io ne ho visitato un angolo, quello della Repubblica Centrafricana, accompagnando l’allora padre provinciale dei padri betharramiti nella visita alle missioni nel cuore del continente nero.

Appena arrivato, mi sono subito reso conto dell’importanza dei missionari perché senza le loro scuole, l’istruzione verrebbe a mancare quasi completamente essendo lo Stato quasi assente. Gran parte delle scuole sono realizzate con mattoni e cemento e con tetti in lamiera: questo non deve sembrare una cosa banale da queste parti poiché il contrasto con le abitazioni fatte di mattoni di fango essiccati al sole e tetti in paglia è enorme.

La visita al villaggio di Bangarem, dove le uniche costruzioni che possono ritenersi tali sono la chiesa e la scuola, mi ha mostrato come le strutture sono dirette e amministrate dai missionari. Ancora una volta mi sono reso conto che la dedizione di pochi uomini può cambiare la vita a molti, rispondendo alla loro richiesta di aiuto.

Più di una volta ho visto come il missionario è cercato, accolto, ascoltato. Una circostanza che non è dovuta al fatto che egli porta doni materiali bensì speranza, istruzione, visione nel domani, consapevolezza del legame fraterno che ti tiene per mano per portarti verso il futuro. Qui s’intuisce che c’è il desiderio di migliorare, ma la pochezza dei mezzi a disposizione e la mancanza di aiuti governativi tendono ad annullare la volontà e la ricerca del progresso.

Anche nel territorio di Niem, la faticosa alfabetizzazione del popolo centrafricano viene seguita con dedizione e con l’amore verso il prossimo che è una delle caratteristiche del missionario. Qui c’è poi l’ospedale diretto da padre Tiziano: certamente non c’è da aspettarsi una grande sala di attesa, reparti con corsie differenziate a seconda della malattia, via vai di medici e infermieri che ti indirizzano verso l’una o l’latra ala a secondo del bisogno. A Niem si ricorre all’ospedale quando le cure dello stregone si sono rivelate inutili. Si viene accolti in camere con letti per il malato e un posto per il resto della famiglia  che dovrà provvedere a cucinare per il malato. Padre Tiziano è l’uomo inviato dalla provvidenza per cercare di sanare più mali possibili.

È semplicemente meraviglioso vedere con quanto amore, misto a passione e professionalità, vengano curate queste persone che rischiano la vita per ogni mal e che gli capita perché privi di qualsiasi assistenza.
In terra d’Africa solamente chi dona la propria vita sotto uno spirito missionario  può resistere alle difficoltà che si presentano in ogni momento del giorno.

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