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Volontariato è Lauriane: «In Centrafrica affronto i miei limiti»

Dopo essere arrivata nel Paese grazie all’organizzazione DCC (Delegazione Cattolica per la Cooperazione al volontariato internazionale che fa capo alla Conferenza Episcopale francese), dall’ottobre 2017 è stabilmente nello staff del Centro di Cura “Saint Michel” a Bouar. Dopo i primi mesi di esperienza, ci scrive Lauriane, giovane infermiera francese.

 
Molteplici sono le ragioni alla base della mia partenza: innanzitutto il desiderio di vivere un’avventura umana che mi portasse a incontrare e conoscere una nuova cultura, che mi spingesse oltre i miei limiti personali e fuori dalla mia quotidianità con tutti i suoi comfort. Oltre a questo,  ho avuto modo di assistere in questi anni ad un inasprimento della politica riguardo all’assistenza sanitaria nel mio paese, incentrata sempre più su una  frenetica corsa al profitto e diventata una vera industria della salute, a scapito della qualità dell’assistenza sanitaria. Non mi sono sentita più in grado di sopportare e obbedire a questa politica austera e competitiva, che ha avuto un impatto diretto sul mio ambiente di lavoro e che ho trovato sempre più lontana rispetto ai miei valori personali e professionali.

Sono partita con la volontà di contribuire, per quel poco che potevo, con le mie capacità di giovane infermiera,  a rendere questo mondo un posto migliore, portando il meglio di me stessa alle persone più povere, lasciandomi meravigliare da tutto ciò che anche queste stesse persone avrebbero potuto darmi e insegnami. Grazie alla DCC ho potuto vivere questo sogno. Dopo un periodo di formazione, mi è stato proposto di partire alla volta della  Repubblica Centrafricana  per prestare il mio servizio al Centro di cura “Saint Michel” a Bouar.

 

Se da una parte avevo l’entusiasmo di intraprendere quest’esperienza,  dall’altra ero preoccupata poiché al momento della partenza avevo comunque poca esperienza professionale alle spalle, scarsa conoscenza delle malattie tropicali e dell’HIV. Ho avuto modo di viaggiare spesso in Europa. Il Centrafrica invece è stata ed è la mia prima esperienza in terra africana. Pensavo di essere preparata per questa esperienza. Al momento dell’arrivo nella capitale Bangui  e del  primo impatto con questa terra invece ho capito che il fatto di essere identificata  come “Mondju” (bianca) porta con sé l’idea di essere depositaria  di potere e di denaro e questo per me è stato uno choc culturale. Patriottismo, saggezza ancestrale, importanza e significato della religione, beni comuni, sentimenti come gelosia, amicizia, carità… sono tutti argomenti che diventano fonte di molti interrogativi, qui in Africa, per un occidentale. Ed è quello che è accaduto a me. Ma, con l’aiuto di altri volontari già presenti qui  e dei padri di  Betharram, ho potuto lentamente imparare a trovare il mio posto  e la sintonia con la mia vita qui.

 

Al Centro sono responsabile della farmacia, predispongo gli ordini,  accolgo gli stock di farmaci e ne seguo personalmente l’inventario. L’attenzione maggiore è data ai farmaci antiretrovirali (per l’HIV). Abbiamo infatti sempre la preoccupazione di essere sufficientemente forniti. Questa tipologia di farmaci è molto importante perché consente alle persone con HIV di rafforzare il proprio sistema immunitario ed evitare malattie.
Con il Direttore del centro, fratel Angelo, e Suor Christine forniamo anche consulenze mediche: questo comporta circa 1100 visite mediche al mese. Grazie a queste visite possiamo individuare e curare le malattie come la malaria, la febbre tifoidea…
Lavoro in un team composto da tecnici di laboratorio, ostetriche, un sociologo, un assistente sociale. Ognuno permette di avere una visione più completa  dello stato di salute dei nostri pazienti e di garantire così un migliore monitoraggio secondo i bisogni di ciascuno.
Il Centro sanitario apre le sue porte alle 7:30 del mattino,. Nel momento in cui i pazienti iniziano ad arrivare, vengono stabiliti nel team i vari compiti pratici che ci permettono di iniziare la giornata.
Con Suor Christine ascolto le relazioni delle visite a domicilio fatte il giorno prima dall’assistente sociale, dal sociologo e dall’ostetrica del centro. Queste visite a domicilio sono importanti perché ci permettono di evidenziare le reali difficoltà dei nostri pazienti in termini di aderenza terapeutica, ma anche le difficoltà socio-economiche.
Per questo stiamo lavorando insieme ai nostri beneficiari per trovare soluzioni come il microcredito che consentano ad alcuni dei nostri pazienti più vulnerabili di aprire una piccola attività commerciale. Vengono poi effettuate le consultazioni mediche mattutine e vengono dati ai pazienti i referti medici.Per i pazienti più deboli abbiamo una sala “day hospital” con 4 posti letto: se le condizioni dei pazienti richiedono un’ ospedalizzazione e cure più importanti, li indirizziamo all’ospedale di Maigaro, che dista pochi chilometri dal Centro di cura.

 

Oltre alle consultazioni  fratel Angelo, Suor Christine ed io ci alterniamo alla farmacia, dove i pazienti possono trovare  e ritirare i  farmaci loro prescritti. Nella tarda mattina inoltre mi occupo della compilazione dei registri, sia per quanto riguarda i pazienti sia per quanto riguarda la parte amministrativa.Nel pomeriggio vengono consegnati i risultati degli esami ai  pazienti , facciamo le ultime consultazioni mediche del giorno e le ultime registrazioni.
Prima di concludere la giornata, quando oramai al Centro non vi sono più pazienti, mi occupo di controllare lo stato della farmacia e del magazzino, preparo l’ordine per la richiesta di ulteriori farmaci.

Questa esperienza al Centro “Saint Michel” mi sta permettendo  non solo di incontrare l’altro con tutto ciò che comporta un incontro di questo tipo, ma anche di scontrarmi e affrontare i  miei limiti.

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